BIOGRAFIA
Silvia Solazzo, classe 1992, nata a Brindisi, romana di adozione. Da sempre amante del disegno, si iscrive dopo le scuole medie all’Istituto Professionale per la moda dove si diploma con il massimo dei voti. Presso questo Istituto segue dei corsi pomeridiani di modellistica e pellicceria. Prosegue i suoi studi a Roma, frequentando l’Accademia Italiana Arte, Moda e Design e conseguendo la laurea triennale come Fashion Designer. Durante la manifestazione di Altaroma del 2013 tramite l’Accademia fa sfilare la sua prima capsule collection. La prima esperienza lavorativa è presso l’Ufficio Stile dell’Atelier Gattinoni nel 2014. Dopo questa breve esperienza, lavora in diverse realtà, dai piccoli brand come Giosbrun, ai medi brand come Alessandro dell’Acqua, fino a brand di lusso come Fendi. Nel 2021 segue un Master in Grafica Editoriale – Web Design & eCommerce presso la PC Academy di Roma. Negli ultimi anni lavora soprattutto all’ideazione e progettazione del merchandising – abbigliamento e accessori – per aziende. Dal 2022 è maturata in lei l’idea di diventare una libera professionista come Fashion & Merchandising Designer, e attualmente collabora con alcune aziende di questi due settori apparentemente lontani. Nello stesso tempo lavora per progetti di grafica e web designer.
Ciao Silvia, benvenuta e grazie per aver accettato l’intervista. Diversi anni fa hai deciso di renderti indipendente e trasferirti a Roma dove vivi tutt’ora, raccontaci la tua esperienza e quale consiglio daresti ai giovani che vorrebbero fare il tuo stesso passo.
Grazie a te per l’intervista. Sono passati ben 12 anni da quando mi sono trasferita a Roma. Ho un vivido ricordo di questi anni. È prova ardua per me sintetizzarli ma ci proverò. Nell’afoso mese di luglio del 2011 dopo aver conseguito l’esame di maturità come tecnico dell’abbigliamento e moda a Brindisi decisi di voler frequentare l’Accademia Italiana Arte, Moda e Design di Roma. Non nego che ero un po’ terrorizzata all’idea di cambiare città, le abitudini ed allontanarmi dai miei genitori, però allo stesso tempo sapevo che sarebbe stata grande occasione di crescita personale e professionale. Inoltre, ho avuto la fortuna di non essere stata sola all’inizio, potevo contare sul supporto di mia sorella Ilaria, che lavorava a Roma già da anni. I tre anni di Accademia non sono stati per niente facili. Il mio carattere riservato, e a quei tempi estremamente timido e conservatore, delle volte non mi rendevano le cose semplici, in quanto la mia educazione e sensibilità veniva scambiata spesso per ingenuità e mancanza di carattere. Nonostante le varie difficoltà, mi sono laureata nel 2013 come Fashion Designer. Il consiglio che darei ai più giovani? Di non fare troppo affidamento e farsi troppe aspettative sulle Accademie, scuole o corsi di moda. È innegabile che sono necessari, per avere una conoscenza generale del settore, ma ciò che fa poi davvero la differenza è la pratica e le nozioni che si apprendono sul lavoro. Sarebbero molto efficaci per il percorso formativo/professionale dei tirocini nei laboratori artigianali/sartoriali o nelle piccole e medie aziende.
Tra le tante qualità sei anche bravissima nel disegno, è una passione cresciuta di pari passo con quella per la moda o è nata prima?
Ti ringrazio, il disegno è una passione che mi ha accompagnato da sempre. Penso sia il modo più efficace per esprimere i miei stati d’animo. Ricordo che mi divertivo e impegnavo a disegnare gli oggetti che mi circondavano, riprodurre i personaggi della Walt Disney, oppure le sorprese che trovavo nelle confezioni delle brioches o all’interno delle uova Kinder. La passione per la moda è sopraggiunta in seguito. Nel corso delle scuole medie, ho compreso quali fossero le mie vocazioni – il disegno e la creatività nelle sue varie forme – e a quali settori potessero essere funzionali, ovvero la moda e la grafica. Dopo aver maturato queste convinzioni, mi iscrissi all’Istituto Professionale per la moda.
Sei una fashion designer e graphic designer, in che modo riesci a legare entrambi i settori?
Attualmente mi piace definirmi Fashion & Merchandising Designer. La moda è un campo talmente vasto che ci si perde a volte, e io negli ultimi anni mi sono persa nei ritmi affannosi e nelle rigide tempistiche del mondo del merchandising di abbigliamento e accessori per aziende. Può sembrare azzardato accostare i due settori, ma chi conosce tutte le fasi di progettazione e lavorazione di un capo, articolo o accessorio, dallo stile al prodotto fino alla produzione e consegna; comprende che così tanto lontani poi non sono.
Detto questo i due settori presuppongo sensibilità diverse, e differenti esigenze da parte dei clienti. Avendo lavorato in entrambi i settori, per passione o per bisogno, ho sviluppato queste sensibilità differenti e riesco a combinarle con sinergia e flessibilità.
Cosa consiglieresti ai giovani che sognano di intraprendere la carriera di fashion designer e/o graphic designer?
Consiglierei di non rinunciare a nessuna possibilità, percorso e mansione che questo settore può offrire, anche quando sembrano in contrasto con le proprie aspirazioni. Durante il primo stage in sartoria, pur essendo poco portata, mi resi conto di quanto la pratica e la tecnica sartoriali potenzino le capacità d’ideazione e costruzione di un capo in tutte le sue componenti. In altre parole, un fashion designer senza conoscenze sartoriali cominciò ad apparirmi come uno chef che non conosce nel dettaglio gli ingredienti e le materie prime contenuti nelle ricette che vuole sperimentare.
Hai lavorato per tantissimi fashion brands, cosa ti manca di più di ciascuno di essi, e cosa hai dedotto riguardo al mondo al loro interno?
Ho avuto la possibilità di collaborare con diverse realtà del mondo della moda, dal piccolo laboratorio sartoriale alla media impresa, fino al brand di lusso. Sono state grandi occasioni di crescita, per apprendere i diversi metodi di lavoro e conoscerne pregi e difetti. Ho lavorato soprattutto nell’Ufficio Stile di alcune di queste aziende, supportando il Direttore Creativo nell’ideazione delle collezioni, dalla fase di ricerca delle tendenze fino alla campionatura e produzione. Mi occupavo di creazione di bozzetti, grafiche, schede tecniche e presentazioni per collezioni di abbigliamento donna, uomo e bambino.
Ogni brand è stato una parte essenziale e insostituibile dell’esperienza vissuta finora, un nuovo tassello al mio bagaglio di emozioni, competenze e sensibilità.
Nella progettazione del tuo Portfolio, ci sono dei target o degli stili che ti influenzano in particolare?
Ogni collezione nasce sempre innanzitutto dalla storia di un brand, dal suo stile e dal suo target. Il mio portfolio è nato dall’idea di rappresentare sinteticamente cosa so fare e cosa mi piace fare. Al suo interno sono presenti 3 capsule collection per 3 diversi target e stili. Sento di essere molto legata alle linee d’abbigliamento uomo e bambino. Credo dipenda anche dalle esperienze lavorative avute finora. Con la prima collezione unisex volevo esprimere un senso di libertà: libertà di movimento, di utilizzo e riutilizzo di un capo. Ho accostato capi classici e capi sportswear dall’aspetto usurato. L’aspetto consumato a volte trasmette molto più carattere e stile di un capo nuovo. La seconda collezione si chiama My Lord, è destinata ai bambini. C’è molta selezione e ricerca di materiali e tessuti, un’enorme cura per i dettagli e la sartorialità, che rendono ogni capo unico e irripetibile rispetto a quelli prodotti in serie. La terza collezione è ispirata alla linea Fendi Kidswear. Quest’ultima cerca di far capire quanto il merchandising possa essere simile per certi aspetti alla moda, usando gli stessi processi di ricerca e ideazione per lo sviluppo creativo di un prodotto.
Bellissimi i tuoi modelli e sfilate 3D. Cosa ci puoi dire riguardo le nuove tecnologie nel campo della moda?
L’innovazione tecnologica spesso finisce per cambiare, condizionare radicalmente interi settori lavorativi. Anche nel mondo della moda, le nuove piattaforme, i nuovi tool di progettazione grafica stanno riconfigurando il nostro senso estetico e le nostre scelte di abbigliamento. Sicuramente la grafica 3D e il metaverso, sono oggi i principali campi di sperimentazione, di nuove tendenze e forme estetiche.
Da qualche mese è nato il bellissimo progetto B-Log, raccontaci com’è nata l’idea e in cosa consiste.
È nata per la “strada”: quando mi capita di non avere idee per progetti urgenti, cerco di allontanare l’ansia e lo sconforto leggendo interviste o ascoltando podcast di giornalisti appassionati di moda, artisti, critici o direttori creativi. In quel momento mi sento rilassata, non avverto le incombenze e i limiti del quotidiano, e senza accorgermene ritrovo le idee e ricomincio a essere produttiva. In questi momenti mi rendo conto che parlare di creatività aiuta a mantenere viva la creatività. Quindi ho capito che, oltre ai miei lavori, in cui posso esprimere me stessa, mi serviva anche uno spazio in cui dare voce alle idee, alle ispirazioni e al lavoro degli altri, cioè un blog.
Progetti futuri di cui puoi farci una piccola anticipazione?
Chi continuerà a seguire B-log avrà sicuramente molte sorprese e vedrà B-log trasformarsi in qualcosa di più di un semplice blog: una nuova realtà al confine tra intelligenza artificiale, grafica 3D e metaverso.
Hanami GC